Gestire un ristorante, un bistrot o un bar non significa solo preparare piatti eccellenti e offrire un servizio impeccabile. Per far crescere il tuo locale e aumentare i profitti, è fondamentale monitorare le metriche ristoranti più importanti, anche quando sembrano complicate o poco “appetibili”. Molti ristoratori si concentrano solo sugli incassi giornalieri o sui costi delle materie prime, ma ci sono metriche ristoranti settimanali che possono davvero fare la differenza e trasformare il modo in cui gestisci il tuo business. Social Media per Caffè e Locali 1. Metriche ristoranti: margine di profitto per piatto Non tutti i piatti generano lo stesso guadagno. Controllare il margine di profitto di ciascun piatto è una delle metriche ristoranti più utili per capire cosa conviene promuovere o modificare. Esempio pratico: l’hamburger speciale ha sempre molti ordini, ma il suo margine è basso. Puoi creare un combo strategico o aumentare leggermente il prezzo per incrementare i profitti senza ridurre le vendite. 2. Metriche ristoranti: tasso di riordino dei clienti Questa metrica indica quante persone tornano nel tuo locale ed è fondamentale per misurare la fidelizzazione. Tra le metriche ristoranti settimanali, questa è una delle più rivelatrici per capire se il tuo servizio soddisfa davvero la clientela. Esempio pratico: se noti che i clienti del brunch non ritornano, potresti introdurre offerte speciali o eventi a tema per incentivarli a tornare. 3. Metriche ristoranti e marketing digitale Non basta postare sui social: serve misurare quante persone cliccano sul sito, guardano il menù o prenotano online. Tra le metriche ristoranti digitali più importanti ci sono click-through, impression e conversioni, che ti dicono se la tua strategia funziona o va ottimizzata. Esempio pratico: un post su Instagram mostra grande engagement ma poche prenotazioni. Forse serve un link diretto al sistema di prenotazione o un’offerta speciale per chi prenota tramite social. Scopri Come Creare un’Identità Visiva per Bar & Hotel 4. Metriche ristoranti: costi delle materie prime e sprechi Non basta monitorare la spesa complessiva: confrontare quanto ingrediente viene utilizzato realmente con quanto previsto nel costo standard del piatto può rivelare sprechi nascosti. Anche questa è una delle metriche ristoranti più trascurate ma più redditizie da analizzare. Esempio pratico: se il consumo di formaggio supera quello stimato per le pizze, potrebbe esserci un problema di porzionatura o di gestione della cucina. Ridurre gli sprechi aumenta direttamente il margine di profitto. 5. Metriche ristoranti: tempi di servizio e soddisfazione I clienti vogliono esperienze rapide e piacevoli. Misurare i tempi di attesa medi e raccogliere feedback settimanali ti permette di identificare colli di bottiglia e migliorare il servizio. Anche questa rientra tra le metriche ristoranti cruciali per garantire esperienze positive e recensioni eccellenti. Esempio pratico: il tempo medio tra ordinazione e consegna dei piatti aumenta nel weekend. Potresti aggiungere personale extra o rivedere il workflow della cucina per evitare rallentamenti. Controllare queste metriche ristoranti ogni settimana ti permette di prendere decisioni strategiche basate sui dati, anziché affidarti al solo intuito. Se vuoi un sistema pronto da usare per monitorare margini, fidelizzazione, digital engagement, sprechi e tempi di servizio, posso aiutarti a creare un cruscotto settimanale personalizzato, semplice da usare e pensato per far crescere il tuo ristorante o bar in modo concreto.
Instagram, TikTok & Co.: Come Raccontare il Tuo Menu Senza Sembrare un Catalogo
Oggi, per un bar, caffetteria, bistrot o ristorante, i social media non sono più solo strumenti promozionali: sono la prima impressione del tuo locale, spesso più potente del menu cartaceo o della vetrina fisica.I clienti non scelgono più solo in base al prezzo o alla lista di piatti: scelgono ciò che li emoziona, ciò che percepiscono come esperienza.E i social diventano il luogo in cui raccontare questa esperienza, valorizzando atmosfera, cura dei dettagli e qualità del servizio, senza trasformare i tuoi contenuti in un semplice catalogo di prodotti. Scopri come creare un’identità visiva con il tuo brand. 1. Trasforma ogni piatto in una storia Il menu non è solo un elenco di opzioni: è l’opportunità di comunicare chi sei e cosa rappresenti. Ogni piatto o bevanda può raccontare qualcosa di unico, se lo presenti correttamente. 💡 Esempio pratico: un bar che propone un cappuccino con latte vegetale può raccontare il percorso sostenibile del latte, la scelta dei fornitori locali e l’attenzione alla salute del cliente. Non solo “latte di mandorla disponibile”, ma una storia che coinvolge il pubblico. 2. Scegli il formato giusto per ogni contenuto Ogni piattaforma ha il suo linguaggio e il suo pubblico. Per raccontare il menu in modo efficace, devi adattare il contenuto: 📌 Consiglio: alterna contenuti estetici e curati con contenuti autentici. Il mix tra qualità visiva e realtà aumenta fiducia e engagement. 3. Personalizza il linguaggio visivo e testuale Il menu raccontato sui social deve rispecchiare l’identità del tuo locale. La coerenza è fondamentale: 💡 Esempio pratico: se il tuo locale è un bistrot giovane e informale, puoi usare sticker divertenti, filtri vivaci e caption colloquiali; se è un bar boutique elegante, punta su immagini minimal, colori neutri e caption curate. 4. Coinvolgi i clienti e costruisci la community I social non servono solo a mostrare i prodotti, ma a creare interazione e fedeltà. Strategie efficaci: Creare community significa trasformare follower in clienti reali, farli sentire parte della storia del tuo locale e aumentare engagement costante. 5. Misura, ottimizza e sperimenta Non basta pubblicare. Serve metodo, monitoraggio e ottimizzazione: 📌 Piccolo trucco: il feed del locale deve diventare una vera vetrina digitale. Una volta curato il contenuto, i clienti già entrano con aspettative positive e più propensi a tornare. 6. Esempi pratici e spunti creativi Vuoi vedere risultati concreti sui tuoi social e nel tuo locale?Scrivimi ora: analizzerò il tuo branding, i tuoi canali e ti proporrò un piano personalizzato per aumentare visibilità, clienti e vendite.
Social Media per Caffè e Locali: Strategie che Funzionano nei Feed (e non solo)
Nel mondo digitale di oggi, i social media non sono più solo un canale aggiuntivo, ma una componente essenziale dell’identità di un locale. Un caffè, un bistrot, un bar o una birreria competono già nel feed di Instagram, nei Reels, nelle Stories: tutto ciò che mostriamo online influisce su chi entrerà nel locale domani. Non basta postare belle foto: serve progettare una presenza che generi riconoscibilità, empatia, fiducia. Serve una narrazione che faccia venir voglia al cliente di fermarsi, assaggiare, fermarsi un altro po’. Scopri come creare un’identità visiva ben definita. Definire l’obiettivo e il pubblico: la base di ogni strategia Prima di qualsiasi piano editoriale, devi rispondere a domande chiare: Chi vuoi raggiungere? Cosa vuoi che facciano? Vuoi più passaggi nel locale, aumento delle ordinazioni da asporto, far conoscere la location agli studenti, diventare punto di riferimento per i brunch della domenica? Definire il target in termini concreti — età, abitudini, zone, preferenze visive — permette di creare contenuti che risuonano davvero. Ad esempio: studenti universitari ≠ famiglie con bambini. Se il tuo target è giovane, estetica moderna, video dietro le quinte, collaborazione con creator locali saranno più efficaci che foto pacate di interni. Una volta definito il target, servono obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Raggiungibili, Rilevanti, Temporizzati): “aumentare del 20 % le prenotazioni del brunch entro tre mesi” è molto meglio di “avere più clienti nel fine settimana”. Contenuti che parlano: formati, storie, autenticità Il feed perfetto non esiste, ma esistono formati che funzionano molto bene per caffè e locali se usati con coerenza e creatività: Importante: coerenza visiva e tono. Se il tuo locale è elegante, raffinato, con interni minimal, evita filtri troppo saturi o umorismo troppo “low-cost”; se sei più giovane, informale, puoi sperimentare, ma sempre con un filo rosso che leghi tutto. Ampliare il raggio d’azione: non solo feed Mentre il feed è il “biglietto da visita”, ci sono tante leve che puoi usare oltre ad esso per creare visibilità e conversione: Misurare, ottimizzare e diventare meglio ogni giorno Non serve che tu usi decine di strumenti costosi, ma serve metodo: Esempi reali e spunti pratici Per rendere tutto più concreto, ecco alcuni esempi che potresti adattare al tuo locale: Conclusione senza “In sintesi” Se vuoi che i tuoi social media non siano solo una bella vetrina, ma una macchina che porta clienti, fidelizzazione e reputazione, la strategia è il motore: Devi partire dall’identità: chi sei, che atmosfera vuoi dare al tuo locale, chi vuoi attirare. Da lì, costruire contenuti autentici, con estetica e tono coerenti, che parlino davvero al tuo pubblico. Poi valorizza tutto ciò che va oltre il “posta‐foto”: community, offerte, collaborazioni. E non smettere mai di guardare cosa funziona, misurare, cambiare.
Come Creare un’Identità Visiva per Bar & Hotel: Il Branding che Comunica Atmosfera
Nel settore HoReCa, il cliente non compra solo un piatto o una camera: compra un’esperienza.E l’esperienza inizia prima ancora di entrare nel tuo locale.La prima impressione arriva dal tuo logo, dai colori che usi, dalle foto che pubblichi sui social, perfino dal menù o dal sito web. Tutto questo si chiama identità visiva.Ed è ciò che trasforma un semplice bar o hotel in un brand riconoscibile, capace di restare impresso. 1. Parti dalla tua storia: cosa vuoi trasmettere? Ogni identità visiva nasce da un racconto.Non basta un bel logo: serve un messaggio che parli di te. Domandati: 💡 Esempio: un hotel sul mare non userà mai colori cupi, ma palette azzurre e beige che richiamano la sabbia e l’acqua. Più chiaro è il messaggio, più coerente sarà l’immagine che costruisci. Scopri di più sull’indagine di mercato. 2. Scegli i tuoi elementi visivi fondamentali L’identità visiva non è solo “logo + biglietti da visita”. È un sistema coerente che deve respirare in ogni dettaglio. Elementi chiave: 📌 Ricorda: l’identità visiva non è “decorazione”, ma posizionamento strategico. 3. Coerenza ovunque: dal menù ai social Il cliente deve riconoscerti ovunque.Se il tuo logo comunica eleganza ma su Instagram pubblichi meme casuali, l’identità si rompe. Checklist di coerenza: 👉 La coerenza visiva non annoia: rassicura e rende riconoscibili. 4. Identità visiva = emozione (non solo estetica) Le persone ricordano come le fai sentire, non solo cosa hanno visto. Un bar con neon colorati, grafiche pop e musica alta attira un pubblico diverso da un wine bar minimal e silenzioso.Entrambi funzionano, ma solo se l’identità visiva è pensata per il giusto target. 💡 Consiglio pratico: crea una moodboard con immagini, colori, materiali, font e arredi che trasmettano l’atmosfera che vuoi evocare. 5. Sito web e social: la vetrina digitale Oggi il cliente vede prima il tuo profilo Instagram o il tuo sito che la tua insegna.E se il digitale non rispecchia il reale, perdi credibilità. Suggerimenti: 📊 Uno studio di HubSpot mostra che i brand coerenti aumentano la riconoscibilità del 33%. 🎯 In sintesi L’identità visiva non è un vezzo, ma una leva strategica di marketing.Ti aiuta a: Il tuo bar o hotel non deve essere solo un luogo dove si mangia o si dorme.Deve essere un brand che lascia il segno.
L’Indagine di Mercato: La Tua Bussola Strategica per Capire il Cliente e Superare la Concorrenza
Prima di fare una mossa… chiedi, ascolta, capisci. Nel mondo del business moderno, non c’è spazio per decisioni “a naso”.Che tu stia pensando di introdurre un nuovo piatto in menù, ristrutturare le camere del tuo hotel o aprire una nuova sede, non puoi permetterti di andare a intuito.Hai bisogno di dati, informazioni, segnali chiari.Hai bisogno di una bussola. E quella bussola si chiama indagine di mercato. Non è un lusso, né una roba da multinazionali. È un investimento alla portata di tutti, e spesso è proprio ciò che separa chi va avanti a tentativi da chi prende decisioni mirate e vincenti. 1. Parti con la domanda giusta: Cosa vuoi davvero scoprire? Un’indagine efficace parte sempre da un obiettivo preciso.Se non sai cosa cercare, rischi di perdere tempo e raccogliere dati inutili. Domandati: 👉 Non accontentarti di “voglio più clienti”. Piuttosto:“Voglio capire se il mio brunch del weekend può interessare a coppie tra i 30 e i 45 anni che lavorano in smart working nel quartiere Garbatella”.Più sei specifico, più l’indagine ti darà risposte utili. 2. Identifica il tuo pubblico: Chi devi ascoltare davvero? No, “tutti” non è un target. Un’indagine utile parte dall’ascolto delle persone giuste: quelle che potenzialmente compreranno da te, parleranno di te o ti confronteranno con i tuoi competitor. Definisci: 💡 Esempio reale: “Coppie 25–40 anni, vivono in città, appassionati di cucina orientale, attivi su Instagram, escono a cena almeno 2 volte al mese.” Più nitido è il profilo, più le tue domande andranno a segno. 3. Scegli il metodo giusto per raccogliere i dati Hai due strade: crearli (ricerca primaria) o analizzare quelli già esistenti (ricerca secondaria). Spesso la verità sta in mezzo. 📌 Ricerca primaria 📚 Ricerca secondaria 4. Crea gli strumenti giusti: Domande che parlano alle persone Le domande sono il cuore pulsante della tua indagine.Devono essere chiare, veloci da rispondere e pensate per ottenere risposte utili, non solo interessanti. 🎯 Consiglio bonus: Fai un test pilota del questionario con 5–10 persone prima di lanciarlo per davvero. Ti eviterà errori grossolani. 5. Raccogli, organizza, analizza: i dati parlano (se sai ascoltare) Quando iniziano ad arrivare le risposte, entra in gioco l’analisi. 📊 I dati diventano ancora più utili se li visualizzi con grafici e tabelle semplici da leggere. Anche per il tuo team o eventuali investitori. 6. Dai senso ai dati: Trasforma i risultati in decisioni concrete A questo punto hai numeri, parole, insight.Ora devi interpretare e decidere cosa fare. Chiediti: 💡 Esempio pratico: Se il 68% dei tuoi clienti dice che il servizio è lento il sabato sera, non è una critica. È un’opportunità per rivedere la turnazione o offrire un aperitivo nell’attesa. Non limitarti a raccogliere dati: agisci. L’indagine serve proprio a questo. 📌 In sintesi: la tua prossima mossa non si improvvisa. Si pianifica. L’indagine di mercato non è un documento da archiviare, ma una leva strategica da usare ogni giorno. Ti aiuta a: È come accendere le luci prima di partire.E una volta che impari a usarla, difficilmente tornerai a navigare al buio. 🎯 Hai mai condotto un’indagine per il tuo business? Raccontami com’è andata nei commenti o scrivimi: posso aiutarti a costruirla passo passo, su misura per la tua realtà.
I 7 Errori Più Comuni nel Branding di una Startup (e Come Evitarli Senza Impazzire)
“Hai un’idea brillante. Ora serve farla brillare.” Hai riunito un team di talento, hai lavorato giorno e notte su un prodotto che potrebbe cambiare un’intera industria… ma se il mondo là fuori non sa chi sei, perché dovrebbe fidarsi? Perché dovrebbe ascoltarti?Il problema è che, presi dalla frenesia di costruire e lanciare, molti fondatori trattano il branding come un dettaglio estetico. Un lusso. Qualcosa da rimandare a “quando ci saranno soldi”. Ma il branding non è un vestito elegante per le grandi occasioni: è la tua identità, il tuo linguaggio, la tua storia. E senza di esso, rischi che nessuno sappia nemmeno che esisti. In questo articolo, ti porto un condensato degli errori di branding che ho visto (e vissuto) nel mondo startup — insieme a soluzioni pratiche per non cascarci anche tu. Errore #1: Pensare “Al brand ci penseremo dopo” Questo è, senza dubbio, il più comune.Spesso il focus è solo sul prodotto: l’MVP, le features, i bug, il funding round. E così il branding viene messo in standby. Perché è un grosso errore:Il branding comincia a formarsi nel momento stesso in cui qualcuno sente parlare di te. Anche solo un pitch su LinkedIn o un sito “coming soon” comunica qualcosa.Rimandarlo significa costruire su sabbie mobili: il rischio è dover fare un costoso (e doloroso) rebranding nel momento meno opportuno. Come evitarlo:Non servono mille slide o budget hollywoodiani. Basta un branding iniziale coerente, allineato alla tua missione e pensato per parlare al tuo pubblico. Parti da una semplice brand strategy che chiarisca chi sei, cosa fai e perché lo fai. Errore #2: Non avere una Mission e una Vision chiare (e autentiche) Quante volte si leggono mission vaghe tipo: “Vogliamo cambiare il mondo con la tecnologia”?Spoiler: non dice nulla. Perché è un problema:Mission e vision sono le fondamenta del tuo brand. Se non sai perché esisti o dove vuoi arrivare, sarà difficile ispirare investitori, clienti o il tuo stesso team. Come evitarlo:Chiediti, insieme al tuo team fondatore: Errore #3: Nome e logo scelti con leggerezza Un nome impronunciabile. Un logo fatto su Canva in 10 minuti.All’inizio può sembrare secondario. Poi arrivano problemi legali, domini non disponibili, utenti confusi. Perché è un problema serio:Il tuo nome e il tuo logo sono la prima impressione che lasci. Se non funzionano, rischi di dover rifare tutto da capo… quando magari hai già clienti, visibilità, investitori. Come evitarlo:Scegli un nome facile da ricordare, da scrivere e da dire, che sia libero da diritti e abbia il dominio disponibile.Per il logo, investi almeno in una base solida: semplice, riconoscibile, versatile (social, app, stampa). È un investimento, non una spesa. Errore #4: Parlare a tutti (cioè a nessuno) “Il nostro target? Tutti! Chiunque può usare il nostro prodotto!”Ecco un altro autogol tipico. Perché è pericoloso:Le startup non hanno risorse infinite. Non puoi competere con i big sul volume, ma puoi farlo sulla precisione. Parlare a tutti significa non colpire nessuno davvero. Come evitarlo:Crea 2-3 personas dettagliate: chi sono i tuoi early adopters? Quali problemi reali risolvi per loro? Dove li trovi?Costruisci brand, contenuti e marketing su misura per loro. Saranno loro i tuoi primi ambasciatori. Errore #5: Promettere la luna con un prodotto ancora in fase beta Nel desiderio di emergere, alcune startup comunicano come se avessero già cambiato il mondo. Poi il prodotto arriva… e delude. Perché è un rischio enorme:La fiducia è tutto. Se la perdi all’inizio, sarà durissima riconquistarla.Un MVP non deve essere perfetto, ma deve mantenere le promesse fatte. Come evitarlo:Allinea branding e realtà.Comunica in modo trasparente cosa funziona già e dove vuoi arrivare. Mostra la tua ambizione, ma senza vendere fumo. I clienti (e gli investitori) apprezzeranno l’onestà. Errore #6: Ignorare il branding interno Employer branding? “Ci penseremo quando saremo in 50”. No, troppo tardi. Perché è un errore critico:Il tuo team è il primo vettore del tuo brand. Se chi lavora con te non capisce o non condivide i valori aziendali, anche il cliente lo percepirà. Come evitarlo:Comunica con chiarezza mission, vision e valori all’interno.Coinvolgi il team nelle scelte, valorizza ogni voce, crea una cultura condivisa. Un team motivato è il miglior marketing che puoi avere. Errore #7: Non proteggere il tuo brand legalmente Hai scelto un nome figo, lanciato il sito, preso il dominio. Ma se non hai registrato nulla, stai giocando col fuoco. Perché è pericoloso:Chiunque potrebbe registrare il tuo nome. O peggio, potresti scoprire che è già di qualcun altro. E allora, rebranding forzato, perdita di trust e… un bel buco nel budget. Come evitarlo:Appena hai scelto il nome, parla con un consulente in proprietà intellettuale. Registra marchio e logo almeno nei mercati principali.Meglio prevenire che ripartire da zero. Il branding è ciò che dice il mondo quando tu non sei nella stanza Non aspettare che sia “il momento giusto” per occupartene.Il branding è il tuo primo alleato per attirare investitori, clienti e talenti.È ciò che fa la differenza tra un’idea che resta tale e una startup che conquista davvero il suo posto nel mercato. 💬 E tu? Quale di questi errori hai già visto (o vissuto)? Parliamone nei commenti. 📩 Hai una startup in partenza e vuoi capire come costruire un brand solido sin da subito? [Contattami per una chiacchierata strategica gratuita.]
Errori di Branding: Quando il Tuo Marchio Non Comunica Chi Sei Veramente
Ti è mai capitato di guardare il tuo sito web, il tuo logo o i tuoi post sui social e pensare: “Questo non sono davvero io”? O peggio, che i clienti arrivino da te con aspettative completamente diverse da ciò che realmente offri? Questa sensazione di scollamento è un campanello d’allarme: il tuo branding potrebbe non comunicare chi sei veramente. Quando c’è un divario tra l’identità reale del tuo business (o del tuo personal brand) e l’immagine che proietti all’esterno, si creano problemi di fiducia, confusione e opportunità mancate. Analizziamo gli errori più comuni che portano a questa disconnessione e come puoi riallineare il tuo marchio alla tua vera essenza. Corpo Centrale: Conclusione: Il tuo brand dovrebbe essere lo specchio autentico della tua identità, dei tuoi valori e della tua promessa ai clienti. Quando c’è allineamento, tutto diventa più facile: attiri le persone giuste, costruisci fiducia duratura e comunichi il tuo valore in modo naturale ed efficace. Fai un check-up onesto al tuo branding: sta raccontando la tua vera storia o è solo una maschera? Correggere questa disconnessione è il primo passo per costruire un marchio davvero potente e significativo. CTA:
GTA VI – Solo Rockstar può permettersi una strategia simile
GTA VI è indubbiamente uno dei titoli più attesi degli ultimi anni, un gioco destinato a cambiare profondamente il panorama videoludico. Questa prospettiva genera inevitabilmente un certo timore, sia per le aspettative legate alla qualità del prodotto, sia per l’eventuale aumento dei prezzi che potrebbe accompagnarne l’uscita. Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente è la campagna di marketing di Rockstar Games, che dimostra quanto l’azienda possa permettersi strategie audaci e controverse, come quella del silenzio programmato seguito da azioni inaspettate. Una strategia controversa Tra le tecniche di marketing più discusse c’è il celebre principio del “bene o male, purché se ne parli”. Rockstar Games ha dimostrato di padroneggiarlo con una sicurezza che pochi altri possono permettersi. Il 2 maggio, l’azienda ha infatti diffuso un comunicato stampa in cui annunciava il rinvio di GTA VI al 26 maggio 2026, suscitando non poco malcontento tra i giocatori e la stampa. La notizia ha scatenato discussioni e critiche, amplificate da una community estremamente coinvolta. Tuttavia, solo pochi giorni dopo, il 6 maggio, Rockstar ha rilasciato il secondo trailer del gioco: un filmato spettacolare, in grado di ribaltare immediatamente l’opinione pubblica e rinnovare l’entusiasmo degli appassionati. La scelta di pubblicare prima il rinvio e poi il trailer non è stata affatto casuale. Per una settimana, il dibattito sul rinvio ha monopolizzato l’attenzione mediatica, mantenendo il titolo al centro della scena fino all’uscita del video, che ha ridato vigore alla percezione del progetto. Non tutti possono permetterselo Il successo di questa strategia è strettamente legato alla solidità del brand e alla capacità di sostenere l’inevitabile carico di critiche iniziali. Rockstar può permettersi una simile esposizione perché ha costruito negli anni una reputazione solida e un pubblico fedele. Al contrario, piccole attività o brand emergenti che adottano tecniche simili rischiano di subire contraccolpi devastanti, incapaci di gestire le conseguenze di una comunicazione negativa. Questo episodio ci insegna una lezione importante: ogni azienda deve valutare con attenzione la propria posizione sul mercato e la forza della propria community prima di adottare strategie rischiose. Il “bene o male, purché se ne parli” è un principio che funziona solo se supportato da una base solida e da una pianificazione strategica ben ponderata. Affidarsi a professionisti del settore è essenziale per evitare passi falsi e improvvisazioni che potrebbero compromettere l’immagine aziendale. Ogni mossa va studiata con attenzione, perché il fallimento è sempre in agguato e non tutti hanno la capacità di rialzarsi dopo un disastro comunicativo.
La formazione del personale in ristorazione: un elemento chiave per il successo
Ricordo ancora la mia visita a una rinomata pizzeria di Napoli, una di quelle con una solida reputazione e un’offerta gastronomica all’altezza del nome. Tutto sembrava perfetto, almeno fino al momento dell’ordinazione. Chiesi alla cameriera se avessero birre artigianali non segnate sul menù. Una richiesta semplice, ma la sua risposta mi spiazzò: “Sì, le abbiamo.” Fin qui, tutto bene. Ma quando chiesi quale tipo di birra fosse disponibile, lei non seppe rispondere. Provai a elencare alcune tipologie e birrifici, cercando di facilitarle il compito, ma lei, con tono seccato, si limitò a ripetere: “È birra artigianale e basta.” Alla fine, tentai la sorte e ne ordinai una. Sapete cosa mi portarono? Una birra industriale, senza alcun valore artigianale. Ora, non c’è nulla di male nel bere una birra industriale – lo faccio spesso e volentieri. Il problema non era la birra in sé, ma l’assenza di formazione del personale. La cameriera non solo non sapeva descrivere i prodotti del locale, ma probabilmente credeva davvero che quella fosse una birra artigianale. E questo è ancora più grave. Il vero responsabile: la gestione Non punto il dito contro i camerieri. Il vero errore è della gestione, che, nel tentativo di risparmiare, trascura la formazione del personale. Questo crea lacune enormi, con conseguenze dirette sulla qualità del servizio e sulla percezione del locale. Un servizio disattento o impreparato può rovinare l’esperienza del cliente, anche se il cibo è eccellente. Nel mio caso, ricordo con piacere la pizza e la compagnia, ma il servizio ha lasciato un ricordo meno positivo. Piccoli errori, accumulati nel corso della serata, hanno offuscato un’esperienza che avrebbe potuto essere memorabile. Formazione: un investimento, non un costo La ristorazione non è solo cucina. L’accoglienza e la preparazione del personale sono elementi fondamentali per il successo di un locale. Formare i propri dipendenti non è un lusso, ma una necessità. Un cameriere preparato sa raccontare un piatto, consigliare un abbinamento, trasmettere la passione del ristorante ai clienti. E questo fa la differenza tra un’esperienza ordinaria e un’esperienza che si trasforma in una recensione entusiasta, nel passaparola positivo e nella fidelizzazione del cliente. Quindi, la domanda è: vuoi che i tuoi clienti ricordino solo il cibo o vuoi che parlino del tuo locale come di un’esperienza completa, dove tutto – dal servizio alla cucina – è stato impeccabile? Se la risposta è la seconda, inizia dalla formazione del tuo personale. È il miglior investimento che puoi fare.
La regola del 95/5 di Will Guidara: l’equilibrio tra efficienza e magia nell’ospitalità
Nel mondo dell’ospitalità, dove l’esperienza del cliente è tutto, trovare il giusto equilibrio tra gestione efficiente e creazione di momenti memorabili è fondamentale. Will Guidara, ex proprietario dell’acclamato ristorante Eleven Madison Park, ha codificato questo equilibrio nella sua “regola del 95/5”, un principio che sta rivoluzionando il modo in cui le aziende pensano al servizio clienti. Il 95%: l’ossatura dell’efficienza Il 95% della regola di Guidara rappresenta la gestione meticolosa e attenta dei costi e delle operazioni quotidiane. Questo aspetto riguarda: Il 5%: la scintilla della magia Il restante 5% è dove la magia accade. Guidara incoraggia a investire questa piccola percentuale in gesti “irragionevoli” o “folli” che superano le aspettative dei clienti e creano momenti di picco emotivo positivo. Questo può includere: